Lazzaro Santandrea, un giovane milanese, è indeciso se accettare o meno un nuovo impiego che segnerebbe definitivamente il suo passaggio all'età adulta; per fare ordine nella sua mente, decide di tornare a Bellamonte, piccolo paese in Trentino, dove era solito trascorrere le vacanze da ragazzino.
Giunto sul posto viene a conoscenza di un terribile retroscena: pochi mesi prima un bambino è stato barbaramente ucciso proprio in quel luogo. Spinto da un’irrefrenabile vocazione per l'intrigo, Lazzaro decide di provare a gettar luce sul caso, finendo così per complicarsi la vita e rischiare addirittura di essere scambiato per l'assassino.
Questa la trama, in parole povere. Trama che appare semplice, lineare, forse anche un po' banale. Ma essa non è che un pretesto di Pinketts per raccontarci qualcos'altro: il limite sottile tra adolescenza ed età adulta; il passaggio tra i giochi dell'infanzia e la durezza della maturità.
Il vero punto di forza del romanzo è costituito dall'uso sapiente del mezzo espressivo; Andrea Pinketts sa scrivere, ed ha un gusto spiccato per i giochi di parole: dopo qualche pagina già non si contano più i doppi sensi, le metafore ardite e gli stupri dei luoghi comuni.
Un modo di scrivere enfatico, che si compiace, spesso e volentieri volutamente eccessivo che può essere fastidiosissimo per alcuni e al contempo geniale per altri. Personalmente ho trovato fantastici i suoi giochi di parole, perché (a parte uno o due casi meno riusciti, ma capita a tutti) non sono mai banali, anzi fanno riscoprire in molti casi alcune sfumature della nostra bellissima lingua che solitamente non consideriamo. Più che ad un crescendo della trama, quindi, assistiamo ad un climax squisitamente linguistico: una serie di virtuosismi e barocchismi mai fini a se stessi, eppure così preponderanti, fa da collante ad una storia che, pur semplice, riesce a stupire con un finale del tutto inaspettato.
Una citazione su tutte:
"Mia madre era costantemente preoccupata per me; ciò la tranquillizzava. Quando non era preoccupata, cominciava a preoccuparsi. La missione delle madri non è la procreazione, quanto la preoccupazione. Anche le amebe partoriscono, ma, per quanto ne so, se ne fregano."
Consigliato agli amanti dell'umorismo e della lingua italiana, un po' meno ai cultori dei romanzi gialli nell'accezione più classica.
A cura di Mattia
"Lazzaro, Vieni Fuori"di Andrea G. Pinketts, Feltrinelli, 170 pagg, 7,50 euro
Voto: 9 /10
ACQUISTA ORA